Epicondilite ed epitrocleite: come trattare la tendinite al gomito

Fisioterapia

Tendinite al gomito: epicondilite ed epitrocleite

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Quando si parla di “tendinite al gomito” si fa riferimento a una condizione molto generica che consiste nell’avvertire dolore al gomito a causa di una sofferenza di specifiche strutture tendinee. Alla lunga, se sottovalutata, una tendinite al gomito può diventare cronica e rivelarsi alquanto complessa da gestire e trattare.

Entrando nello specifico, esistono due tipologie di tendinite al gomito: l’epicondilite e l’epitrocleite. La prima è una tendinopatia inserzionale a carico dell’origine dei muscoli estensori del polso, quindi sull’epicondilo laterale dell’omero. Conosciuta come tendinopatia laterale del gomito, l’epicondilite provoca dolore nella parte esterna della zona interessata.

La seconda è una condizione molto simile: consiste sempre in una tendinopatia inserzionale che, però, si differenzia dall’epicondilite per la parte coinvolta, che corrisponde all’origine dei muscoli flessori del polso, cioè sull’epicondilo mediale dell’omero. Meglio conosciuta come tendinopatia mediale del gomito, l’epitrocleite causa dolore nella parte mediale (interna) della zona interessata.

Quali sono le cause dell’epicondilite?

L’epicondilite non è altro che una tendinopatia da sovraccarico funzionale, causata quindi da uno squilibrio tra lo stress applicato sulle strutture muscolo-tendinee collegate all’epicondilo laterale e la capacità di recupero delle stesse.

In pratica, l’epicondilite si manifesta quando queste strutture muscolo-tendinee vengono sottoposte a sollecitazioni continue nel tempo, senza rispettare i tempi di recupero di muscoli e tendini e portandoli quindi allo stremo.

Più nello specifico, a ricoprire un ruolo determinante nell’insorgenza dell’epicondilite sono due movimenti: l’estensione del polso e la sua rotazione contro resistenza. A concorrere subentra anche la presa di forza, cioè quando si impugna un oggetto solo con dita e palmo della mano, insieme al movimento di estensione del polso.

Quali sono i sintomi di epicondilite?

Il primo sintomo caratteristico dell’epicondilite è indubbiamente il dolore, localizzato nella parte laterale del gomito. Questo dolore diventa più acuto se si compiono determinati movimenti, come impugnare con forza un oggetto, estendere il polso contro resistenza e sollevare un oggetto tenendo l’avambraccio in pronazione.

Se l’epicondilite è piuttosto severa, allora il dolore si avverte a prescindere dal movimento compiuto e sopraggiunge in occasione di qualsiasi attività.

Il dolore legato all’epicondilite si manifesta in modo graduale: all’inizio è lieve e si avverte solo quando si compiono specifici movimenti, per poi diventare sempre più intenso e persistente, soprattutto se non si interviene adeguatamente.

Quali sono le cause di epitrocleite?

Esattamente come l’epicondilite, anche l’epitrocleite è una tendinopatia da sovraccarico funzionale, solo che in questo caso vengono coinvolti i muscoli e i tendini collegati all’epicondilo mediale.

In particolare, i movimenti che causano l’epitrocleite sono la flessione del polso e la pronazione dell’avambraccio. Contribuisce anche la presa di forza.

Quali sono i sintomi dell’epitrocleite?

Anche nel caso dell’epitrocleite, il sintomo principale è il dolore, stavolta localizzato nella porzione mediale del gomito. Questo dolore aumenta quando si impugna con forza un oggetto, quando si flette il polso e quando si prona l’avambraccio contro resistenza. In presenza di epitrocleite grave, allora il dolore si manifesta in occasione di qualsiasi attività manuale.

Al pari dell’epicondilite, il dolore compare in modo graduale, quindi se inizialmente è lieve e concomitante con l’esecuzione di determinati movimenti, con il passare del tempo e in assenza di dovuti trattamenti, diventa intenso e persistente.

Come si diagnostica la tendinite del gomito?

Sia l’epicondilite, sia l’epitrocleite si possono diagnosticare rivolgendosi a personale medico specializzato (come i professionisti in Fisioterapia Palermo), che tramite anamnesi ed esame obiettivo può già farsi un’idea della condizione presa in esame.

In alcuni casi è estremamente utile ricorrere alla diagnostica per immagini:

  • ecografia, per evidenziare eventuali alterazioni delle strutture tendinee e individuare calcificazioni;
  • risonanza magnetica che, se eseguita non solo a livello del gomito ma anche su altre zone del corpo, come il collo, permette di rilevare eventuali patologie correlate;
  • radiografia, per dare una panoramica più precisa sul reale stato di salute articolare del gomito.

Come si cura la tendinite del gomito?

Sia l’epicondilite, sia l’epitrocleite richiedono (almeno inizialmente) un trattamento conservativo; l’intervento chirurgico, invece, è riservato a casi sporadici che presentano una condizione grave, cronica e di lunga durata.

I pazienti, quindi, che da qualche settimana avvertono un dolore al gomito riconducibile a tendinite, possono procedere in autonomia seguendo questi passaggi:

  • riposo dell’arto dolente, evitando quanto più possibile di compiere movimenti che possano provocare stress a tendini e muscoli;
  • applicazione di ghiaccio sulla zona interessata, con almeno 4-5 impacchi al giorno per almeno 15-20 minuti;
  • auto-massaggio, finalizzato al rilassamento della muscolatura.

In alcuni casi e seguendo le indicazioni del medico è possibile compiere qualche esercizio di stretching e di rinforzo muscolare, giusto per mantenere l’arto in movimento ma in modo consapevole. Il riposo eccessivo e prolungato, infatti, è controindicato in presenza di tendinite del gomito, soprattutto se cronica.

In quest’ultimo caso, invece, che presenta un quadro clinico più grave, con una condizione diventata ormai cronica (definita così dopo oltre 3 mesi di dolore intenso e persistente), è necessario ricorrere a un piano terapeutico specifico e mirato ideato da un professionista medico sanitario, come il fisiatra o il fisioterapista.

La fisioterapia, infatti, è molto importante non solo per alleviare il dolore causato dalla tendinite del gomito, ma anche e soprattutto per risolvere la problematica e ripristinare la salute muscolo-tendinea.

Un programma fisioterapico standard rivolto alla riabilitazione dall’epicondilite e dalla epitrocleite prevede:

  • Controllo del dolore e della relativa infiammazione;
  • Ripresa dell’attività funzionale attraverso esercizi di allungamento e rinforzo funzionale;
  • esercizi di neurodinamica, utili quando si suppone la presenza di problematiche legate al nervo radiale.

Presso il Centro Medico Convenzionato D’Arpa, i professionisti del settore mettono a disposizione dei pazienti affetti da epicondilite ed epitrocleite la CHELT Therapy, una soluzione innovativa e all’avanguardia dagli ottimi risultati. Nello specifico, si tratta di un dispositivo elettromedicale che associa alla laser terapia la crioterapia. La Chelt induce un’intensa vasodilatazione con relativo riscaldamento dei tessuti, che ha come obiettivo quello di alleviare i dolori muscolari e articolari.

Al contempo, la CHELT Therapy consente di favorire il rilassamento del tessuto muscolare e di aumentare la circolazione sanguigna locale. Consiste, in sintesi, in uno strumento terapeutico molto accurato che trova utilizzo in numerosi settori. Tra l’altro, è altamente personalizzabile e consente di modificare le impostazioni per potenza e lunghezza d’onda fino a 90W di potenza effettiva.

Dopo quanto tempo si guarisce dalla tendinite del gomito?

La prognosi della tendinite del gomito è variabile: se la condizione è recente e il paziente non ha mai sofferto in passato di situazioni analoghe, allora è possibile guarire nell’arco di qualche settimana, ma solo se si rispettano le indicazioni del medico, osservando il giusto riposo ed evitando di compiere movimenti errati. In questo caso, tra l’altro, non è indispensabile sospendere tutte le attività, sport compreso, se non nel corso dei primi giorni di trattamento.

Il discorso cambia per la tendinite al gomito di lunga data, cronica o associata ad altre problematiche, che presenta tempi di guarigione molto più lunghi che spaziano da alcuni mesi a più di un anno.

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