
Fisioterapia
Sindrome dello stretto toracico: cos’è, sintomi, cause e trattamenti
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La sindrome dello stretto toracico consiste in un insieme di sintomi che si manifestano quando i vasi sanguigni o i nervi collocati a livello, appunto, dello stretto toracico subiscono una compressione. Conosciuta anche come sindrome dell’egresso toracico, sindrome dello sbocco toracico o sindrome degli scaleni, può insorgere in tre forme differenti:
- forma neurogena, o neurologica, la più comune, che riguarda la rete nervosa del plesso brachiale;
- forma venosa, la conseguenza di una compressione/ostruzione della vena succlavia;
- forma arteriosa, la meno comune, che comporta la compressione/ostruzione dell’arteria succlavia.
In base alla forma, è possibile trattare la sindrome dello stretto toracico in vari modi, anche con la fisioterapia. Presso il Poliambulatorio D’Arpa di Palermo, fisioterapisti esperti sono in grado di comprendere i sintomi e le esigenze del paziente e di ideare un piano terapeutico che favorisca il ritorno a una condizione di totale benessere.
Quali sono le cause della sindrome dello stretto toracico?
La compressione dei nervi o dei vasi sanguigni dello stretto toracico può avvenire per cause diverse. Le principali sono:
- una postura errata, magari con spalle cadenti o testa protesa in avanti;
- un difetto anatomico congenito, come una costola in più o una banda di tessuto fibroso che unisce, in modo anomalo, la prima costola cervicale alla colonna vertebrale, andando a ridurre lo spazio interno dello stretto toracico a scapito di nervi e vasi sanguigni;
- un trauma, che può alterare l’anatomia dello stretto toracico e ridurre lo spazio interno. I traumi più comuni derivano dal colpo di frusta e dalle cadute accidentali;
- una condizione di obesità o sovrappeso, che imprime una pressione a livello articolare in generale;
- un’attività ripetitiva, lavorativa o sportiva, che causa l’usura dei tessuti interni allo stretto toracico;
- una gravidanza, che comporta l’allentamento delle articolazioni.
Quali sono i sintomi della sindrome dello stretto toracico?
La sindrome dello stretto toracico è caratterizzata da sintomi che variano a seconda della forma patologica in corso. Nel dettaglio:
Sintomi della sindrome dello stretto toracico neurogena
- intorpidimento e formicolio al braccio o alle dita;
- dolore e/o fastidio a spalla, collo e mano;
- mano di Gilliatt-Summer, che presenta l’atrofia muscolare del pollice;
- presa debole.
Sintomi della sindrome dello stretto toracico venosa e arteriosa
- dolore e/o gonfiore al braccio;
- alterazione cromatica della pelle, che tende a diventare azzurrognola;
- pallore delle dita e, successivamente, di tutta la mano;
- polso debole o assente;
- sensazione di gelo a dita, mano e/o braccio;
- dolore al gomito e al braccio;
- estrema stanchezza al braccio, anche dopo un’attività leggera;
- formicolio e intorpidimento alle dita;
- debolezza di braccio e/o collo;
- zona pulsante nei pressi della clavicola.
Se non si prestano le dovute attenzioni ai sintomi appena elencati è possibile incorrere in spiacevoli complicanze, come un deterioramento delle terminazioni nervose (nel caso della forma neurogena) o uno sviluppo di piccoli aneurismi (nel caso della forma vascolare).
Come si diagnostica la sindrome dello stretto toracico?
Data la variabilità dei sintomi, la diagnosi della sindrome dello stretto toracico può essere lunga e complicata. In genere, si inizia sempre con un accurato esame obiettivo, che serve al medico per individuare eventuali segni clinici esterni. In questa occasione, si rivela molto utile il test di provocazione, che permette di risalire alle cause scatenanti; in pratica, il medico chiede al paziente di eseguire una serie di esercizi con collo, braccia, mani e spalle per capire quale provochi dolore o altri sintomi.
Per una diagnosi completa, poi, non possono mancare gli esami strumentali, come:
- raggi X, con i quali si può individuare (se presente) la costa cervicale;
- ecografia, che permette di rilevare eventuali disturbi vascolari;
- TAC, che restituisce immagini tridimensionali degli organi interni e consente, così, di analizzare lo stato di salute dei vasi sanguigni interessati;
- RMN (risonanza magnetica nucleare) che, al pari della TAC, è utile per comprendere la condizione di salute dei vasi sanguigni;
- arteriografia e venografia, entrambe piuttosto invasive, che prevedono l’inserimento di un catetere nelle arterie o nelle vene per diffondere un liquido di contrasto visibile ai raggi X;
- elettromiografia, cioè lo studio dei muscoli e delle terminazioni nervose.
In base a quanto rilevato dai vari esami, il medico può indicare al paziente un piano terapeutico indicato alle sue esigenze.
Come si cura la sindrome dello stretto toracico?
Il trattamento della sindrome dello stretto toracico varia a seconda della natura della patologia e dei sintomi riportati dal paziente. L’approccio terapeutico di prima scelta, in ogni caso, è sempre di tipo conservativo e, se questo non porta i risultati sperati, si valuta l’intervento chirurgico.
Per quanto riguarda il trattamento conservativo per la sindrome dello stretto toracico, il piano terapeutico prevede:
- per la forma neurogena, l’assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) come l’ibuprofene, miorilassanti, aspirina e, solo raramente, corticosteroidi;
- per la forma vascolare, l’assunzione di farmaci trombolitici e anticoagulanti che, rispettivamente, dissolvono i coaguli di sangue nelle vene e nelle arterie e mantengono fluido il sangue, in associazione con antidolorifici per alleviare il dolore.
Sia per la forma neurogena, sia per la forma venosa e arteriosa la fisioterapia si rivela sempre estremamente utile. I fisioterapisti di Fisioterapia D’Arpa di Palermo prevedono:
- esercizi di stretching per i muscoli di spalle e collo;
- esercizi di mobilità articolare;
- esercizi di correzioni di eventuali posture scorrette.
Per accelerare i tempi di guarigione e ottenere quanto prima buoni risultati, i fisioterapisti consigliano di eseguire gli esercizi anche in casa in totale autonomia.
Se, nonostante i farmaci e la fisioterapia, la sintomatologia non accenna a migliorare, allora è necessario l’intervento chirurgico, conosciuto come “decompressione dello stretto toracico”. Le tecniche che si possono impiegare sono almeno tre:
- approccio transascellare, che prevede un’incisione sul torace ed è indicato quando è presente la cosiddetta costa cervicale;
- approccio sopraclavicolare, con incisione appena sotto il collo, volto a riparare i vasi sanguigni che mostrano un’anomalia;
- approccio infraclavicolare, con incisione sotto la clavicola, utilizzato per rilasciare dei farmaci per il dissolvimento dei coaguli di sangue direttamente nei vasi sanguigni.
La scelta della tecnica chirurgica spetta al chirurgo, che tiene sempre conto della natura della sindrome dello stretto toracico e delle esigenze del paziente. A seguito dell’intervento, i fisioterapisti di Fisioterapia D’Arpa di Palermo consigliano di intraprendere un percorso di riabilitazione che possa non solo accelerare i tempi di recupero, ma anche gettare le basi per evitare recidive future.
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