Fisioterapia
Cheloidi: cosa sono e come trattarli con la fisioterapia
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Con il termine cheloidi si fa riferimento a lesioni cicatriziali che si formano oltre il confine di una lesione cutanea; in sostanza, dopo una ferita o un’abrasione, i cheloidi danno vita a una cicatrice molto più ampia, estesa ed evidente rispetto al danno originale.
Conosciuti anche come cicatrici cheloidee, i cheloidi sono il frutto di una crescita smisurata di tessuto di granulazione che viene a formarsi ai margini di una ferita. Si possono trattare in modi diversi e anche la fisioterapia può essere d’aiuto; attraverso manipolazioni ad hoc, infatti, i fisioterapisti del Poliambulatorio D’Arpa di Palermo sono in grado di ridurre i cheloidi e tutte le varie conseguenze da loro comportate.
Quali sono le cause della formazione dei cheloidi?
Come anticipato, i cheloidi non sono altro che una crescita anormale di tessuto cicatriziale lì dove si è verificata una lesione cutanea, causata da:
- abrasioni;
- traumi;
- ustioni;
- incisioni chirurgiche;
- piercing.
In pratica, i cheloidi si formano a seguito della perdita dei normali meccanismi di controllo incaricati di regolare la riparazione e la rigenerazione fisiologica dei tessuti.
Oltre alle cause principali elencate, esistono ulteriori fattori di rischio che espongono alcuni soggetti allo sviluppo di cheloidi. In particolare:
- funzionalità immunitaria alterata;
- acne grave;
- carenza o eccesso di ormone melanotropo, destinato alla sintesi e alla distribuzione dei granuli di melanina nei melanociti;
- risposta anomala a una lesione cutanea;
- predisposizione genetica o familiarità;
- disfunzioni a carico della matrice extracellulare incaricata di controllare l’attività del fattore di crescita;
- vasi sanguigni troppo piccoli;
- follicolite della barba o della nuca.
Quali sono i sintomi e i segni lasciati dai cheloidi?
Il segno più grave ed evidente dei cheloidi è sicuramente il loro aspetto; sono numerosi, infatti, i pazienti che ricorrono alla chirurgia estetica per rimuovere le cicatrici in modo da migliorare la loro immagine.
Oltre al fatto puramente estetico, i cheloidi possono anche causare prurito, fastidio, dolore al tatto o ipersensibilità della pelle.
Non solo, perché la maggior parte delle cicatrici cheloidee cresce in modo irregolare per settimane, mesi o addirittura anni. Terminato il loro sviluppo, i cheloidi si stabilizzano ma, purtroppo, non regrediscono spontaneamente. Chi desidera liberarsene deve, quindi, intervenire in modo appropriato ed efficace.
Come si diagnosticano i cheloidi?
I cheloidi sono estremamente evidenti: in un primo stadio iniziale si presentano come semplici cicatrici in rilievo, con una superficie liscia, priva di peli e traslucida e di colore rosso intenso. Successivamente, i cheloidi iniziano a espandersi e a superare i limiti della lesione originale, assumendo un colorito roseo e una consistenza piuttosto gommosa.
La diagnosi di cicatrice cheloidea è molto semplice e richiede l’esame obiettivo da parte di un medico. Le caratteristiche che permettono di riconoscerla sono le seguenti:
- colore rosso intenso che, con il passare del tempo, diventa roseo o marroncino;
- assenza di follicoli piliferi;
- trama irregolare;
- consistenza gommosa.
Il medico può anche procedere con l’esame istologico, dal quale si evince un infiltrato cellulare e un accumulo abnorme di matrice extracellulare. Non solo, perché il cheloide provoca generalmente prurito, fastidio o dolore nella zona interessata e se sorge vicino a un’articolazione può anche ridurre la mobilità dell’arto corrispondente.
Come si trattano i cheloidi?
Dato che i cheloidi sono esiti cicatriziali, il ricorso alla chirurgia è pressoché sconsigliato. Questo perché si creerebbe una nuova lesione e si porrebbero le basi per un ulteriore processo cicatriziale.
Per evitare tutto questo, quindi, il medico propone un approccio conservativo che, di norma, comprende:
- iniezioni a base di cortisone in via intralesionale, indolore e abbastanza sicura. Si prescrive, di norma, un’iniezione al mese e dopo un ciclo di trattamento il cheloide si mostra appiattito e sicuramente meno evidente. I risultati sono soddisfacenti ma non escludono recidive;
- laserterapia, che appiattisce il cheloide rendendolo meno visibile. Per ottenere risultati soddisfacenti bisogna sottoporsi a più sedute;
- medicazioni occlusive in silicone, efficaci più che altro per la gestione dei sintomi quali prurito e fastidio generale;
- iniezioni di interferone, eseguite direttamente nel cheloide per ridurne sia l’estensione, che le dimensioni;
- iniezioni di fluorouracile, un agente chemioterapico che associato con laser e/o iniezioni di corticosteroidi può ridurre l’estensione del cheloide;
- crioterapia, che congela letteralmente la cicatrice cheloidea con azoto liquido. L’unico effetto collaterale è l’ipopigmentazione, cioè la perdita di tonalità della pelle;
- radiazioni, che possono appiattire e oscurare il cheloide; tuttavia, comportano diversi effetti collaterali a lungo termine, quindi non sono particolarmente consigliate.
Tra i trattamenti conservativi per le cicatrici cheloidee rientra anche la fisioterapia: i fisioterapisti del Poliambulatorio D’Arpa di Palermo, infatti, mettono in atto tecniche manuali della cicatrice, che viene stimolata affinché si riduca l’aggressività delle aderenze.
In particolare, le manipolazioni fisioterapiche si rivelano estremamente utili quando i cheloidi si sviluppano in prossimità di un’articolazione andando a comprometterne la funzionalità. Non solo, perché in alcune occasioni – per esempio in presenza di cicatrici abbastanza estese – i fisioterapisti tengono conto anche dell’aspetto posturale e globale per migliorare la condizione.
Si possono prevenire i cheloidi?
Sì, la prevenzione è l’arma migliore per gestire la formazione di cicatrici cheloidee. In primis, bisognerebbe evitare di sottoporsi a interventi non necessari, compresi i semplici piercing e tatuaggi, e prevenire quanto più possibile i traumi.
Dato, però, che non è sempre possibile evitare un intervento chirurgico o un trauma, è possibile intervenire non appena si forma la cicatrice per ridurre al minimo la tensione cutanea e l’infezione secondaria. Prima di procedere con qualsiasi trattamento chirurgico, quindi, è bene consultarsi con il medico e riferire eventuali casi di cheloidi in famiglia.
Chi soffre, poi, di disturbi della pelle come acne o infezioni dovrebbe intervenire immediatamente e tempestivamente, quindi alla comparsa dei primi sintomi; così facendo, si riducono al minimo le aree infiammate e le possibilità di formazione di cicatrici cheloidee.
Infine, se si ha già a che fare con un cheloide, è consigliato applicare quotidianamente creme nutrienti e formulate a base di antiossidanti, in modo da limitare le dimensioni e alleviare i sintomi.
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